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Otaku: così sono definiti, fuori dal Giappone, gli appassionati di cultura giapponese. Questo termine inizialmente veniva utilizzato con un’accezione negativa, tanto che in Giappone, ancora oggi, spesso indica una passione quasi ossessiva che può portare all’isolamento sociale e alla difficoltà di adattamento. Fortunatamente il termine ha ottenuto una nuova interpretazione, complici anche gli eventi, le fiere tematiche e il sempre maggiore utilizzo delle piattaforme di streaming che permettono di vedere film e cartoni animati giapponesi.

Tutte le passioni dell’otaku

La passione dell’otaku non sono la storia e i monumenti del Paese del Sol Levante, ma le nuove forme di arte che da questo provengono: il manga (i fumetti giapponesi con la rilegatura a destra che si leggono a partire dall’ultima pagina), gli anime (i cartoni animati di produzione giapponese…personalmente li adoro e mi piace ascoltarli in lingua giapponese con sottotitoli in italiano), i videogiochi, il cosplay (travestirsi come un personaggio dei fumetti, dei cartoni, del cinema, dei videogiochi)…e chi più ne ha più ne metta. 

Il quartiere di Harajuku

Il cuore pulsante dal quale nascono nuove idee esportate in tutto il mondo è ovviamente la città di Tokyo. Per capire di cosa si tratta bisogna partire dal quartiere Harajuku, anzi da una sua strada lunga solo poche centinaia di metri – circa 400, Takeshita Doori, dove si snoda una fiumana di gente a tutte le ore del giorno.

In questa famosissima strada, che si trova proprio a pochi passi dalla stazione della JR, tra i quartieri di Shinjuku e Shibuya, si susseguono negozi di catene internazionali a piccoli negozi indipendenti che spesso vengono utilizzati per testare l’interesse degli acquirenti. Turisti e curiosi passeggiano accanto ad adolescenti giapponesi – le Harajuku Girls – che non dettano una moda, ma sfoggiano contemporaneamente mille mode diverse: lo steampunk, il wamono, lo stile lolita, il rockabilly…

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L’ingresso di Takeshita Doori

Lo steampunk parte dalla fantascienza per mescolare insieme corsetti dell’era vittoriana ed elementi della rivoluzione industriale che utilizzano il ferro, gli ingranaggi, gli accessori preferiti sono paia di vecchi occhiali da pilota e bizzarri binocoli.

Le gothic lolita indossano invece abiti scuri al ginocchio, resi ampi dalle numerose sottovesti, ricchi di pizzi, fiocchi e merletti, e accompagnati da calzini alti, mini cilindri e graziosi parasole. La moda sweet lolita addolcisce i colori che si tingono di toni pastello e stampe che raffigurano frutta, dolcetti, teneri gattini…

I gruppi di rockabilly si riconoscono per i giubbotti in pelle, i jeans aderenti e i capelli dal ciuffo a prova di gravità. Può capitare di incontrarli nei parchi durante il fine settimana, mentre ballano insieme a ritmo di musica rock.

Ad Harajuku tutte queste mode e gruppi convivono pacificamente e i negozi e le vetrine di Takeshita Doori rispecchiano gli stili e i colori di tutti questi avventori così originali, vendendo scarpe dalle zeppe altissime, borsette a forma di coniglietto, vestiti pieni di brillanti di ispirazione barocca e rococò con prezzi da capogiro. Fortuna che il grande e affollato store Daiso vende tutto a 100 yen. 

Tutto è kawaii, carino, delizioso, adorabile. Con l’aggettivo kawaii i giapponesi indicano tante cose diverse, sia materiali che immateriali: il linguaggio, uno stile di vita, un oggetto, qualsiasi cosa sia tenera, innocente, vagamente infantile e/o fittizia.

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Ad Harajuku anche lo street food riflette questi colori e questa varietà: crepes arrotolate dolci e salate dai ricchi e golosissimi ripieni tentano i visitatori a ogni angolo dove ciascun locale espone in vetrina perfette riproduzioni di cibo per incuriosire i passanti. Non solo crepes, ma anche zucchero filato, enorme e con i colori dell’arcobaleno.

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Crepes dolci e salate…c’è solo l’imbarazzo della scelta!
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Lo zucchero filato Rainbow (versione small)

Il quartiere di Akihabara

Un otaku, dopo essersi riempito gli occhi con la moda di Harajuku, non può perdersi il quartiere dell’elettronica di Akihabara, Akiba, la vivace Electric Town con le sue insegne sempre accese e i negozi colmi di anime, manga, action figures, gadget, elettrodomestici e prodotti elettronici a prezzi competitivi. Qui approfondisco la visita nel quartiere, con i maid cafè, il Gundam cafè e i negozi imperdibili.

L’otaku a Tokyo può quindi terminare la giornata con un’attività che i teenagers giapponesi adorano: il purikura. Questa attività prevede di scattarsi piccole fototessere all’interno di cabine automatiche…a ogni cabina corrisponde una diversa fase del purikura che comincia con lo scatto delle foto, permette quindi di sbizzarrirsi nella post produzione aggiungendo scritte e disegni, occhi più grandi, sfondi colorati, e si conclude con la piccola stampa per avere un ricordo indubbiamente kawaii di una giornata indimenticabile.

Anche tu ami il Giappone? Sei affascinato dai fumetti e dai cartoni animati giapponesi? Sapevi il significato del termine otaku? Fammelo sapere nei commenti!

Author

Nata a Pisa nel 1990, nella stessa città mi sono laureata in Studi Internazionali e attualmente vivo, lavoro e ho sposato Dario. Amo i giochi da tavolo con gli amici, leggere, scrivere, cucinare piatti etnici, oltre che viaggiare, vicino e lontano: la mia più grande passione.

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