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Balto (e Togo), in Alaska dalla corsa del siero all’Iditarod

Quante volte ho visto il cartone di Balto, quanto mi emozionava vedere correre i cani sperando, ogni volta, che portassero in tempo il siero! Conosco a memoria il cartone Disney del 1995, diretto da Simon Wells e prodotto da Steven Spielberg, e ho scoperto che anche il film del 2020, Balto e Togo – La leggenda, diretto da Brian Presley, riprende queste vicende.

Nella remota Nome in Alaska

Ma andiamo con ordine, perché non si tratta solamente di un film di animazione per bambini, ma di una storia ispirata alla realtà di quanto successo in Alaska nel 1925 nella remota località di Nome colpita da un’epidemia di difterite

Trovandosi irca 2 gradi a sud del circolo polare artico, Nome all’inizio del XX secolo era ancora la più grande città dell’Alaska settentrionale, con 455 nativi dell’Alaska e 975 coloni di discendenza europea (pensa che durante la corsa all’oro gli abitanti erano arrivati a 200.000!).

Balto, un cane davvero esistito

E anche Balto è un cane davvero esistito, di proprietà del norvegese Leonhard Seppala, diventato celebre per aver trainato la slitta che trasportava l’antitossina nell’ultimo tratto del percorso per portarla in città.

Il 19 gennaio 1925 a Nome, in Alaska, era scoppiata una violenta epidemia di difterite, senza che ci fosse l’antitossina necessaria per curare tutti i nuovi casi. La scorta era finita l’estate precedente e la richiesta di nuove unità non aveva raggiunto Juneau a causa della chiusura del porto per ghiaccio. Il primo caso di difterite si ebbe con un bambino inuit di due anni a Holy Cross, al quale era stata diagnosticata una tonsillite che purtroppo morì pochi giorni dopo, mentre altri bambini continuavano ad ammalarsi e a morire.

Nome fu messa in quarantena e fu ordinato urgentemente un milione di unità di antitossina anche se, a causa del maltempo, gli aerei non potevano volare e le navi non potevano attraccare. Nonostante la quarantena, alla fine alla fine del mese c’erano oltre 20 casi confermati di difterite, altri 50 a rischio…ci si aspettava un tasso di mortalità del 100% nella regione circostante. 

Le trecentomila unità della scorta più vicina si trovavano ad Anchorage, distanti oltre 1700 chilometri da Nome alla quale non era collegata direttamente. Sebbene non fossero sufficienti a sconfiggere l’epidemia, queste unità sarebbero riuscite ad arginare la situazione fino all’arrivo della spedizione più grande.

La ferrovia arrivava solo fino a Nenana, a 1000 chilometri da Nome. 

L’impresa dei mushers e di Seppala con Togo

A questo punto, l’unica soluzione era quella di utilizzare i cani da slitta, da sempre usati per trasportare la posta. Venne organizzata una staffetta di venti mute di cani da slitta con il compito di trasportare l’antitossina da Nenana a Nome, alternando i cani e i loro guidatori, i mushers. Leonhard Seppala, il proprietario di Balto e Togo, compì un’impresa nell’impresa, percorrendo ben 400 miglia con il suo cane Togo che è stato quindi il cane ad aver coperto la distanza più lunga in assoluto!

La staffetta fu conclusa dal musher Gunnar Kaasen che trasportò l’antitossina insieme a Balto, coprendo le ultime 53 miglia e arrivando in città il 2 febbraio, accolto come un eroe.

Sebbene agli occhi del suo proprietario Leonhard Seppala, Balto fosse adatto soltanto a trasportare la posta con la slitta su percorsi di breve lunghezza, il caso ha voluto che diventasse il protagonista della storia.

Balto (e Togo), in Alaska dalla corsa del siero all'Iditarod - immagine 2

Questo tratto lunghissimo, pari a 674 miglia, che solitamente era percorso dai corrieri in 25 giorni, fu percorso in poco più di 5 giorni in condizioni climatiche estreme (parliamo di una media di 40 gradi sotto zero) da 20 mushers e 150 cani rimasti nella leggenda! Purtroppo molti di essi sono stati vittime di ipotermia, del congelamento di parti del corpo, numerosi cani sono arrivati alla morte.

Le temperature all’interno infatti erano ai minimi storici a causa di un sistema ad alta pressione dall’Artide, mentre soffiavano venti che facevano accumulare fino a 3 metri di neve in territori estremi, tra bufere di neve e sottili lastre di ghiaccio in movimento! 

Il trasporto dell’antitossina difterica è stato denominato la Corsa del siero, dal 27 gennaio al 1º febbraio 1925, che ha permesso di salvare Nome e i suoi dintorni dall’epidemia. 

La corsa del siero diventa leggenda

Nel 1927 Balto fu omaggiato con una statua a New York all’interno di Central Park. Togo viene invece ricordato con una statua eretta nello Seward Park di Manhattan e un’altra presso il Poland Spring Preservation Society di Poland, Maine.

Tutti i partecipanti hanno ricevuto lettere di encomio dal presidente Calvin Coolidge e ogni musher durante la prima staffetta ha ricevuto una medaglia d’oro dalla H. K. Mulford Company. Gunnar Kaasen e il suo team divennero delle celebrità e girarono la costa occidentale degli Stati Uniti dal febbraio 1925 al febbraio 1926 e recitarono anche in un film di 30 minuti intitolato Balto’s Race to Nome. 

Balto fu poi acquistato insieme alla sua muta per esibirsi in uno spettacolo circense finché un commerciante di Cleveland, George Kimble, vide i cani in pessime condizioni e decise di acquistarli attraverso una raccolta fondi promossa alla radio. Trasportò quindi i cani nello zoo di Brookside a Cleveland dove vennero curati dal dottor Powell. 

Nel 1926, Seppala portò Togo e la sua squadra in un tour da Seattle attraversando il Midwest fino al New England e vennero presentati al Madison Square Garden di New York per dieci giorni e Togo ricevette una medaglia d’oro da Roald Amundsen. Seppala fece coppia per un’altra gara con Elizabeth M. Ricker a Poland Spring, nel Maine, dove molti dei suoi cani andarono a vivere in pensione contribuendo all’allevamento di cani da slitta siberiani. Seppala visitò Togo e fu al suo fianco quando venne soppresso per eutanasia nel 1929 all’età di 16 anni. La linea di husky “Seppala Siberian Sleddog”, rimane una linea di cani da slitta di pregio. Anche Balto venne soppresso per eutanasia all’età di 14 anni nel 1933.

I loro corpi imbalsamati si trovano nel Museo di Storia Naturale a Cleveland (Balto) e nel Museo di Storia Naturale di Wasilla in Alaska (Togo).

Purtroppo i media ignorarono quasi completamente gli altri mushers, tra cui i nativi dell’Alaska.

Iditarod, the last great race

Oggi il percorso della Corsa del siero del 1925 viene parzialmente ricalcato dall’Iditarod Trail Sled Dog Race che si tiene ogni anno all’inizio di marzo su un percorso di 1600 chilometri da Anchorage a Nome. Iditarod è un termine utilizzato dalle popolazioni native dell’Alaska per indicare un “luogo molto lontano”.

Questa gara fu fondata nel 1973 da Joe Redington Sr. allo scopo di preservare la tradizione dei cani da slitta in Alaska, ma esistono anche delle competizioni parallele, come la Iditarod Trail Invitational alla quale si partecipa a piedi, in bici o con gli sci.

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Ad Anchorage si tiene una partenza cerimoniale di circa 11 miglia, mentre la partenza ufficiale ha luogo il giorno seguente da Willow, che si trova più a nord, modifica effettuata a causa della mancanza di neve degli ultimi decenni. Il percorso oltrepassa la catena montuosa dell’Alaska Range, attraversa la regione dell’Interior, prosegue lungo il fiume Yukon fino ad arrivare sul mare di Bering presso la cittadina di Unalakleet, attraversando il golfo ghiacciato del Norton Sound, fino ad arrivare a Nome.

Presso il villaggio di Ophir la competizione prende per alcune centinaia di chilometri due direzioni diverse a seconda degli anni, in quelli pari prosegue lungo la Northern Route, in quelli dispari lungo la Southern Route che passa anche dal villaggio fantasma di Iditarod. 

Ufficialmente la lunghezza della gara è di 1,049 miglia, per celebrare il fatto che l’Alaska sia stata il 49mo stato ad entrare a far parte degli Stati Uniti.

All’Iditarod partecipano team composti da 12-14 cani guidati da un solo musher, senza nessuna assistenza esterna.

Lungo il percorso vengono allestiti numerosi checkpoint dove trovare materiale di vario genere e provviste, oltre a veterinari e volontari che si assicurano che i cani possano continuare la gara altrimenti vengono fatti rientrare ad Anchorage. Vengono imposte tre pause obbligatorie ai mushers: una di 24 ore da effettuarsi in un checkpoint qualsiasi, una di 8 ore sul fiume Yukon, una di 8 ore presso White Mountain.

Durante la competizione le temperature possono scendere fino a -50 °C e le raffiche di vento possono superare i 100 km/h.

Il premio speciale “Leonhard Seppala Humanitarian Award” viene consegnato a chi si è distinto per la miglior cura nei confronti dei suoi cani.

Il vincitore è il primo a tagliare il traguardo, accompagnato da almeno 5 cani, ottenendo un premio di 50 mila dollari e un pick up.

Conoscevi la vera storia di Balto e Togo? Avevi mai sentito parlare dell’Iditarod? Fammelo sapere nei commenti!

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Di Stefania Dal Canto

Nata a Pisa nel 1990, nella stessa città mi sono laureata in Studi Internazionali e attualmente vivo, lavoro e ho sposato Dario. Amo i giochi da tavolo con gli amici, leggere, scrivere, cucinare piatti etnici, oltre che viaggiare, vicino e lontano: la mia più grande passione.

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