La Camargue, che regione meravigliosa! Ho già avuto occasione di raggiungerla in due diverse occasioni, nel 2004 a seguito di una bella crociera tra Spagna, Portogallo e Marocco e nel 2020, come tappa tra l’Italia e Andorra…ma sogno anche la terza per partecipare alla festa dei gitani nel mese di maggio.
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La Camargue, una regione selvaggia
Una zona di grande fascino situata nel sud della Francia nel dipartimento delle Bocche del Rodano, una regione lambita dalle tiepide acque del Mar Mediterraneo dove sfocia il fiume Rodano andando a caratterizzare profondamente un territorio naturalmente selvaggio, tra vigneti, saline e campi che si estendono a perdita d’occhio dove si incontrano mandrie di tori e cavalli bianchissimi.
La croce gardiana
Il simbolo della Camargue è la cosiddetta croce gardiana che ho sempre trovato incredibilmente appropriato a questo territorio. La croce prende il nome dai gardians che lavorano qutidianamente insieme al bestiame utilizzando uno strumento simile al tridente per stimolare gli animali allo stato brado. Nel simbolo della Camargue vediamo infatti una croce sormontata da un tridente, con un cuore al centro e un’ancora a farne da base, richiamando allo stesso tempo la simbologia cristiana delle tre virtù teologali di Fede, Carità e Speranza.
Un itinerario imperdibile
La nostra seconda visita in Camargue è stata all’interno di un ricco itinerario on the road che ci ha permesso di attraversare il sud della Francia fino ad arrivare al principato di Andorra sui Pirenei. La giornata in Camargue è stata preceduta da un giorno sull’isola di Porquerolles e seguita da una sosta nella meravigliosa cittadina medievale fortificata di Carcassonne.
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Il Parco Ornitologico del Pont de Gau
La giornata è iniziata con la visita del Parco Ornitologico del Pont de Gau che ci ha permesso di scoprire diverse specie di uccelli della Camargue che in mezzo a stagni e acquitrini paludosi incontrano il loro habitat naturale.
Parcheggiata l’auto nei posteggi adiacenti, una breve passeggiata conduce alla biglietteria e finalmente all’accesso al Parco dove, dopo una prima parte dedicata alla cartellonistica informativa e alle gabbie contenenti i rapaci, si snodano numerosi sentieri dai diversi tempi di percorrenza. Alcuni sentieri seguono i contorni degli specchi d’acqua, mentre altri attraversano la folta vegetazione conducendo da una parte all’altra dell’area protetta, tutti molto interessanti con la possibilità di vedere numerosi animali.
Va detto che in questa zona, tra paludi e acquitrini, il tasso di umidità è sempre alle stelle per cui consiglio di visitarla la mattina presto, soprattutto se si raggiunge la Camargue in estate come abbiamo fatto noi. Qui il silenzio sarebbe totale, se non fosse per il frusciare di erba e foglie increspate dalla brezza leggera e per i versi dei principali abitanti del Parco: i meravigliosi fenicotteri rosa.
I punti di osservazione privilegiati sono molteplici e la possibilità di vederli all’opera è sempre presente per tutto l’area del Parco. Restiamo a lungo a osservare e fotografare i fenicotteri che sono davvero curiosi: per mangiare immergono con decisione il lungo collo flessuoso nell’acqua melmosa, riemergendo dopo pochi istanti con il muso ricoperto da una vera e propria maschera di fango e gli occhi interrogativi che nemmeno si accorgono della presenza dei visitatori che li stanno osservando.
E poi litigano tra di loro, o sollevano una zampa per riposare ripiegando il collo su sé stesso e nascondendo il muso sotto un’ala, e poi mangiano di nuovo, e ancora si alzano in lunghi voli e atterrano planando. Non si fermano a lungo, è uno spettacolo continuo e sempre nuovo, sia per gli occhi che per la macchina fotografica!
Les Saintes Maries de la mère
Risaliti in macchina, raggiungiamo Les Saintes Maries de la mère che dista una manciata di chilometri dal Parco ornitologico. Affollata e chiassosa, con le stradine zeppe di visitatori e venditori ambulanti che si aprono un varco a fatica tra la mercanzia esposta all’esterno dai negozi, è proprio come la ricordavo e forse anche più caotica.
I negozi vendono abbigliamento di influenza spagnola e gitana, abiti da flamenco ricoperti di pois colorati, ampie gonne dai colori vivaci, gioielli preziosi e vistosi, statuette votive, croci gardiane, cappelli di paglia, mentre nei piccoli e caratteristici ristoranti si mangiano carne di toro e frutti di mare.
In questa città convivono pacificamente diversi mondi che qui riescono a dar sfogo alle loro usanze e tradizioni, ricche di bellezza e originalità, ed è proprio quello che mi affascina di più di questa località, dopo ben 16 anni dalla prima visita. Qui si tiene l’incruenta Corsa Camarguese, competizione uomo/animale con l’obiettivo di sottrarre al toro una coccarda e qui si celebra ogni maggio la festa dei gitani che raggiungono Les Saintes Maries per festeggiare la loro protettrice Santa Sara, evento al quale prima o poi parteciperò!
Si narra che le Marie evangeliche siano approdate proprio alla foce del Rodano dopo essere fuggite dalla Giudea in compagnia di Sara la Nera che, convertitasi al Cristianesimo, ha diffuso la religione al popolo zingaro. Serva o regina, questo poco importa, in quanto è oggetto di grande venerazione. La sua statua dalla pelle scura è visibile all’interno della Chiesa delle S.tes Maries, perennemente illuminata dalla luce delle candele offerte in dono e ricoperta da strati e strati di drappi e mantelli dai colori sgargianti, simbolo della profonda devozione del suo popolo. Non so perché, mi ha sempre fatto tenerezza vedere questa statua piccina sommersa di stoffe colorate. Proprio questa statua di Santa Sara, al culmine della festa, in mezzo alla frenesia dei balli e della musica gitana, viene portata in processione sulla spiaggia e immersa nel mare per essere purificata, momento che i gitani attendono con estrema commozione.
Da non perdere la salita sul tetto della Chiesa, dal quale si gode di uno splendido panorama che permette di abbracciare con un solo sguardo l’intera città e il suo mare. La prima volta che abbiamo visitato Les Saintes Maries de la mère abbiamo preso parte a un tour in jeep che ci ha portato tra campi e acquitrini, tori e cavalli, per poi fermarci alla fine a trascorrere un po’ di tempo in tranquillità sulla spiaggia cittadina, ma questa seconda volta scegliamo di ripartire subito per raggiungere le mete successive.
Aigues Mortes
La tappa successiva è la splendida Aigues-Mortes che si staglia come un miraggio in un mare di sale, con i confini sfocati dal bianco abbagliante delle saline, saline che è possibile visitare a piedi o con il trenino. Una piccola città medievale, un gioiello incastonato in una cinta muraria sulla quale si può anche salire per godere di una splendida vista sulle campagne e uno dei bracci del Rodano che si avvia verso il mare.
Attraverso una qualsiasi porta di accesso, si fa ingresso in un mondo a sé stante, dove stradine sonnacchiose ospitano mici addormentati sulle soglie al sole e piccole e luminose gallerie d’arte espongono mostre temporanee di artisti locali. Dalle boulangeries esce l’aroma di fragranti baguette appena sfornate, ne acquistiamo infatti una per pranzo, profumo che si mescola a quello della lavanda, onnipresente nei deliziosi negozi di souvenir.
Negozi di caramelle e dolciumi arredati di tinte pastello, gelaterie dalle vetrine golose, balconi fioriti… ogni angolo è una continua e piacevole scoperta. La Chiesa di Notre-Dame-des-Sablons, dall’architettura semplice e lineare, con i suoi colori neutri e impalpabili, si integra perfettamente nel territorio che la circonda. Place Saint Louis, brulicante di vita, è affollata di tavolini, turisti, musicisti di strada che suonano per diletto e per qualche spicciolo, è piuttosto caldo e decidiamo di non fermarci in piazza ma di riprendere la macchina per trascorrere del tempo in spiaggia.
Plage de l’Espiguette
Plage de L’Espiguette è la spiaggia che scegliamo di raggiungere, è il luogo ideale dove rilassarsi al termine di una giornata intensa di visite! Il riposo deve essere però…meritato. Avevamo letto delle lunga camminata da fare prima di arrivare alla battigia, ma non ci aspettavamo che sarebbe stata infinita. Circa 800 metri tra dune e sabbia, una bella sfacchinata sempre baciati dal sole! Bisogna riconoscere però che il paesaggio che si attraversa e l’immensa spiaggia libera poco affollata che alla fine si raggiunge, ripagano alla fatica.
Un bel bagno ristoratore nelle tiepide acque del Mediterraneo, una scorpacciata di prosciutto e baguette mentre guardiamo volare numerosi aquiloni sulla spiaggia, sospinti da un vento forte ma piacevole che soffia incessante. E menomale che c’è il vento, perché la passeggiata di ritorno, dalla spiaggia al parcheggio, passando per le dune di sabbia, non è meno lunga di quella di andata!
Sei mai stato in Camargue? Conoscevi questa zona della Francia del Sud? Fammelo sapere nei commenti!