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Siamo in provincia di Pisa, nel piccolo comune di Pomarance che si trova nell’entroterra toscano, equidistante da Pisa e da Livorno, geograficamente molto più vicino alla città di Siena dalla quale dista una sessantina di chilometri. In quest’area, la bella e ampia Val di Cecina, si trovano due note località raggiungibili con un facile trekking, ideale anche nei mesi più caldi, a patto però di mettersi in cammino la mattina per raggiungere la prima di esse perché la passeggiata è prevalentemente sotto il sole. Mi riferisco al Masso delle Fanciulle e all’Eremo di San Michele delle Formiche.
Se vuoi conoscere altri trekking e passeggiate facili in Toscana, da noi provate personalmente: in provincia di Pisa (Mirteto, borgo abbandonato sui Monti Pisani), di Lucca (Lunigiana e Garfagnana, 1 giorno tra borghi e natura, Acquedotto del Nottolini, bella passeggiata tra Lucca e le Parole d’Oro, Pozze Malbacco nella natura dell’Alta Versilia), di Massa Carrara (Lunigiana in 1 giorno: panigacci, borghi e cascate), di Siena (Sentierelsa, trekking toscano lungo il fiume turchese).
Indice dei contenuti
Il Masso delle Fanciulle, a 10 km da Pomarance
Come arrivare
Cominciamo da quella che è stata la nostra prima destinazione, dove abbiamo pranzato al sacco, dal momento che in zona non si trovano punti ristoro, quindi è bene saperlo e partire preparati portando con sé tutto l’occorrente. Venendo in auto da Pisa, si segue la strada statale in direzione Volterra e poi Pomarance che oltrepassiamo, percorrendo ancora una manciata di chilometri.
Troviamo il ponte sul fiume Cecina, quindi proseguiamo in direzione Berignone-Lanciaia, poi troviamo e superiamo anche il ponte sul fiume Possera, svoltiamo a sinistra e poi arriviamo al guado del mulino del Berignone dove parcheggiamo l’auto.
Qui comincia finalmente il nostro percorso a piedi: la distanza che ci separa dal Masso delle Fanciulle è poco meno di 3 chilometri e comincia in modo indubbiamente originale, dovendo guadare il fiume. In questo punto abbiamo trovato il letto del fiume interamente costituito di sassi e pietre, ricoperti da pochi centimetri di acqua.
All’andata l’ho attraversato indossando ai piedi le scarpe da trekking, per paura di scivolare, al ritorno invece, dopo essermi lamentata tutto il tempo dei piedi bagnati 🙂 , ho deciso di togliere le scarpe e attraversare il guado a piedi. Poi mi sono lamentata comunque tutto il tempo dei sassi appuntiti. In ogni caso, massima attenzione perché si rischia di scivolare.
Il facile percorso trekking
Il percorso che segue è in parte su strada sterrata, in parte attraverso rocce, è un tragitto semplice comunque da percorrere con scarpe comode dalla suola in gomma, che abbiano una buona presa. Quando siamo stati noi era piovuto nei giorni precedenti, quindi abbiamo trovato tutto piuttosto sdrucciolevole oltre all’acqua del fiume, solitamente limpida dove fare un bel bagno, marrone per il fango.
Sicuramente siamo stati un po’ sfortunati per la giornata scelta per questo trekking, ma in ogni caso sono rimasta sconvolta vedendomi superare da persone in infradito che trasportavano ombrelloni ed enormi borse frigo. Consiglio indubbiamente una maggiore prudenza, ci vogliono gli strumenti adatti al percorso.
Il tragitto è piacevole, si attraversano boschi affiancando il percorso del fiume in un’area verde e rigogliosa (umidità al massimo!) dove le pareti di roccia regalano un bel contrasto cromatico. Si intravedono già delle persone sulla riva del fiume a fare il bagno. Durante la nostra camminata vediamo anche numerose tracce della roggia e delle chiuse che alimentavano il Mulino del Berignone.
Proseguiamo quindi fino al famoso Masso della Fanciulle dove, nei giorni d’estate, come quello che anche noi abbiamo scelto per raggiungerlo, c’è davvero una grande affluenza di visitatori. Qualsiasi punto di quest’area è buono per accamparsi, vediamo ombrelloni, zaini e asciugamani negli angoli più disparati.
Togliamo le scarpe e attraversiamo di nuovo il fiume (adesso l’acqua ci arriva alle ginocchia) per raggiungere l’altra riva. Ci sono così tante persone in acqua in costume che ci sembra di essere in centro città! Il paesaggio è molto bello, il Masso della Fanciulle e le rocce che lo circondano creano alcune gradevoli piscine naturali (tutte prese d’assalto!), ma l’acqua è davvero molto fangosa quindi rinunciamo a malincuore al bagno ristoratore che avevamo previsto di fare.
Abbiamo scelto la giornata sbagliata e non abbiamo purtroppo modo di vedere l’acqua cristallina vista in tante foto online e che ci aveva condotto fino a qui! Stendiamo comunque l’asciugamano al riparo degli alberi e facciamo una sosta rilassante per mangiare i nostri panini, prima di ripartire seguendo il percorso in senso inverso che in altri 3 chilometri ci riporta alla macchina parcheggiata.
La leggenda delle fanciulle
Un’insolita denominazione che richiama una leggenda: sembra che il Masso delle Fanciulle si chiami in questo modo a partire dalla vicenda di tre ragazze. Un signorotto locale (c’è chi racconta invece di un lupo mannaro), invaghito di loro, rivolgeva loro attenzioni pesanti, morbose e indesiderate e di conseguenza, per sfuggirgli, le ragazze si rifugiarono nel bosco e si buttarono in acqua dal masso. Purtroppo le tre fanciulle affogarono nel fiume.
Fortunatamente esiste anche una versione più felice della leggenda che racconta che il Masso delle Fanciulle abbia preso semplicemente il nome dalle ragazze che vi facevano il bagno intorno, per ripararsi da eventuali sguardi indiscreti.
Il Masso degli Specchi e il Castello dei Vescovi
A onor di cronaca bisogna dire che la passeggiata, dopo aver visto il Masso delle Fanciulle, può proseguire ancora fino ad arrivare a un’altra bella serie di piscine naturali che prende il nome di Masso degli Specchi.
In aggiunta o in alternativa, prima di rientrare al posteggio auto facendo una deviazione sul sentiero 12 che conduce al Castello dei Vescovi. Oppure la deviazione può essere fatta all’andata.
Noi non siamo andati perché era molto caldo, ma può essere l’occasione per tornare di nuovo a vedere il Masso delle Fanciulle, magari con la famosa acqua cristallina, e fare il percorso completo a piedi.
San Michele delle Formiche
L’Eremo
Una volta risaliti in macchina, abbiamo raggiunto la seconda tappa di questa nostra giornata a piedi nella natura, sulla sommità del poggio di Gabbro, sempre all’interno della Val di Cecina, rimanendo sulla strada che conduce da Pomarance a Larderello.
In auto seguiamo le indicazioni per l’Eremo di San Michele delle Formiche e, dopo aver parcheggiato, proseguiamo a piedi su un tratto di strada sterrata in salita. Sulla sommità troviamo le rovine dell’Abbazia fondata dall’ordine dei monaci celestini, fondato da Pietro da Morrone, il futuro papa Celestino V, dove è possibile individuare la struttura della chiesa.
L’eremo fu costruito nel 1377 allo scopo di ospitare quelli che volevano isolarsi dal mondo per espiare i propri peccati e fu abbandonato intorno al XVIII secolo, quando vi era rimasto un solo monaco.
Le origini del nome
L’Eremo di San Michele della Formiche prende il riferimento alle “formiche” da un curioso fenomeno: sembra che ogni anno, in prossimità della festa di San Michele il 29 settembre, sciami di formiche alate si radunassero intorno alla campana del monastero!
I Bagni
Dopo una rapida sosta alle rovine, si imbocca il sentiero che conduce ai Bagni di Spartacciano, anche questi conosciuti come di San Michele delle Formiche.
Si tratta di una struttura termale esistente dal XIII secolo, ma probabilmente già conosciuto in epoca romana. Anche in relazione alle sue acque sulfuree esiste una leggenda: sembra che queste siano sgorgate dalla terra a seguito della caduta della campana dell’abbazia! Pare anche che grazie a queste acque si potessero curare malattie come la lebbra, la paralisi, le malattie artritiche…
Il fabbricato presenta una struttura interessante e particolare, essendo suddiviso in due sezioni che si trovano sulle sponde opposte del torrente Radicagnoli! Infatti è presente un passaggio coperto che permetteva di collegare l’albergo alla struttura in cui si trovavano le vasche per le cure termali, senza che i frequentatori dovessero uscire all’esterno per passare da un edificio all’altro.
L’albergo aveva otto camere e un ristorante dove, fino agli inizi del secolo scorso, si fermavano a mangiare quelli che facevano il bagno nelle acque termali. Il passaggio coperto è la parte più recente, risalendo al 1512, quando andò a sostituire il piccolo fabbricato preesistente.
Interessante notare che all’interno dell’antico edificio termale si trova ancora oggi una vasca quadrata circondata da pareti dipinte di celeste e contenente acqua sulfurea. E ancora oggi è possibile fermarsi per un bagno! Noi non ci siamo avventurati, onestamente non ci sembrava un posto sicuro dove fermarsi, in mezzo a edifici in rovina e pericolanti.
La struttura fu acquistata e restaurata dall’ingegnere imprenditore francese De Larderel, ma agli inizi del XX secolo fu abbandonata.
Prima di ripartire con l’auto, camminando lungo la direzione del torrente si trova una piccola cascata dove fermarsi per scattare qualche foto. Il paesaggio è molto bello, sembra di essere all’interno di una foresta pluviale…in piccolo.
La nostra giornata nella natura qui si conclude, e tu hai mai visto delle terme abbandonate? Conosci altri luoghi abbandonati alla natura e circondati da strane leggende? Fammelo sapere nei commenti!