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Durante alcuni viaggi in Asia, soprattutto in Thailandia e Cambogia, mi è capitato più volte di vedere persone con i denti ormai “neri” e la saliva rossastra ai lati delle loro labbra. Mi riferisco per esempio al nord della Thailandia in cui abbiamo visto i villaggi dove vivevano le donne della tribù Akha con i denti completamente neri (ne parlo a questo link, insieme all’incontro con le cosiddette donne giraffa).
Mi è stato detto dalle guide del momento che si trattava di betel e, quando eravamo in Cambogia, girovagando senza una meta precisa tra i tempi di Angkor, ci è addirittura capitato di trovare per caso un’anziana monaca alle prese con la preparazione del betel.
Qui siamo rimasti affascinati in religioso silenzio a osservare le sue mani laboriose ripetere una routine dei gesti che doveva aver compiuto decine, anzi centinaia, di volte! Ha completato tutto il “rituale” indisturbata, senza curarsi del gruppo di persone che si stava sempre più accrescendo intorno a lei! Un momento che ricordo con nostalgia, il fascino di questa figurina esile e ricurva su se stessa, a gambe incrociate quasi a custodire un piccolo pestello, in mezzo alle rocce muschiose delle rovine di uno dei siti archeologici più suggestivi dell’Asia!
Dopo averne tanto sentito parlare ed essermi imbattuta diverse volte nelle sue “nere” conseguenze, mi sono finalmente decisa ad approfondire la questione betel: di cosa si tratta, dove e perché viene utilizzato, quale è il suo scopo.
L’antica usanza di masticare betel
Innanzitutto dobbiamo cominciare dalla palma di betel che, per l’appunto è un albero proveniente dall’Asia, in particolare dalle zone dell’India e della Malesia. Si pensa che i suoi semi, chiamati nello specifico “noci”, abbiano proprietà benefiche, digestive e stimolanti.
Il loro consumo è diffuso fin dai tempi antichi in questa modalità: i semi vengono tagliati in fette sottili e avvolti nelle foglie di pepe di betel, che vengono preventivamente spolverate di calce e di altre spezie, come per esempio la cannella, la noce moscata e il cardamomo. Il sapore che si viene a creare è speziato tanto da diventare piccante.
Il boccone di betel che viene formato in questo modo viene masticato dal consumatore ma non deglutito, mentre la saliva che diventa di conseguenza di un colore tipicamente rossastro, viene sputata.
Perché masticare betel?
Le foglie che vengono arrotolate secondo questo schema di utilizzo, vengono consumate dalla gente, principalmente nel sud-est asiatico, per diverse ragioni. Sembra infatti che il suo utilizzo permetta di favorire la digestione e di profumare l’alito, principalmente dopo i pasti, ma può venire consumato anche all’interno di cerimonie rituali e di eventi sociali.
Le conseguenze di masticare betel
Tra le conseguenze principali della sua consumazione frequente, non ci sono solamente questioni puramente estetiche come i denti che finiscono per annerirsi completamente e la bocca e la saliva che si tingono di rosso o di marrone, ma possiamo anche andare incontro a un’aumentata predisposizione al carcinoma della bocca e della laringe.
Inoltre, pare che l’effetto di masticare betel sia in parte narcotico e che le sostanze contenute nella noce possono creare dipendenza…basti pensare che alcuni arrivano a masticare fino a 50 foglie arrotolate al giorno!
Avevi mai sentito parlare di questa usanza? Durante i tuoi viaggi ti è mai capitato di incontrare persone dal sorriso “nero”? Conoscevi il motivo? Fammelo sapere nei commenti!